“Quanto può influire questa mancanza di relazionalità sui bambini, in futuro possono avere delle mancanze comportamentali?”
Durante la prima settimana di scuola sospesa, si è svolto un incontro tra i genitori dei bambini della sezione primavera della scuola dell’infanzia “Cristo Re” e la dott.ssa Luisa Leoni Bassani. Il momento è nato da un primo dialogo tenutosi tra i genitori, le educatrici e la coordinatrice, le osservazioni emerse ci hanno spinto ad organizzarne un secondo e tra le domande emerse ne abbiamo scelta una che ci sembra attuale e di interesse per tutti.
“Quanto può influire questa mancanza di relazionalità sui bambini, in futuro possono avere delle mancanze comportamentali?”
“Influisce molto nel presente, molto più che nel futuro. Come vivono adesso? Stanno bene o non stanno bene? Sono contenti o non sono contenti? Questa è la domanda che dobbiamo farci sull’adesso. La condizione è una condizione faticosa ma non è invivibile, ci sono situazioni molto più pesanti di questa […].
Il come reagiranno i nostri bambini domani è molto frutto di come noi viviamo l’oggi nella sua condizione anche faticosissima e oggettiva, l’aspetto di relazione può essere coltivato in tante maniere. Il fatto di sentire i nonni in whatsapp, di chiamare i cugini, il fatto di fare qualche compleanno online, vedere che noi adulti abbiamo a cuore (teniamo al) le relazioni e che questa cosa non ci chiude, non ci terrorizza […] vedere che il nostro orizzonte non è il terrore, permette ai bambini di vivere questa condizione in modo sufficientemente sereno, e non costituisce un trauma. Sicuramente è una fatica, ma attraverso la fatica si imparano anche delle cose e si cresce, a volte, più rapidamente.
Abbiamo visto l’anno scorso, il lockdown è stato lungo, però i bambini, quando sono rientrati alla Scuola dell’Infanzia con i campi estivi, non hanno rivelato segni (dato segno) di chissà quale traumatica esperienza negativa, relativamente ai mesi di chiusura; qualcuno ha espresso qualche diffidenza in più, altri non sono stati segnati in alcun modo (qualcuno non è stato se n’è fregato totale) e il secondo giorno di centri estivi tutto era vissuto esattamente come a febbraio prima del lockdown.
Dipende molto da come viene vissuto il presente, le angustie o ansie rispetto al futuro non aiutano, perché ci fanno vivere in una specie di limbo, senza vivere il presente. Nel presente si possono fare delle cose, alcune cose non si possono fare, alcune ci mancano, c’è chi attraversa dei lutti, e anche questo è un fatto a cui i bambini accedono non meno che gli adulti, tra l’altro in questa situazione, purtroppo non si può accompagnare i propri cari all’ospedale, bisogna aspettare semplicemente che tornino a casa. Sono tutte prove, sfide. Che cosa mi permette di stare in piedi, a me adulto? Il timore che i bambini possano avere traumi in futuro, quello che vivono o viviamo ora, non sono condizioni necessariamente traumatiche, un conto un bambino che viene intubato, quello è un trauma che rimane! Però anche un trauma cosi è diverso per come viene accompagnato, infatti la cosa più pesante ora è non poter accompagnare, ma i bambini si accompagnano, i bambini possono e devono essere accompagnati.
[I bambini adesso hanno molta più attenzione all’igiene…, hanno imparato mote cose alle quali non si dava importanza…]
Non abbiate paura, il cervello dell’uomo è fatto per adattarsi alle condizioni, e ciò vorrei dirlo non per imprinting biologico, ma perché l’uomo è mosso dallo scopo e utilizza tutte le funzioni che ha per raggiungere lo scopo. […] Se ti interessa la persona che hai davanti, superi l’ostacolo, che in questo momento può essere la mascherina, per raggiungere lo scopo che è la relazione.
Noi dobbiamo confidare di più nel desiderio che hanno questi bambini, nel desiderio di vita, di relazione, di possibilità, di dialogo per capire che questo desiderio farà diventare intraprendenti rispetto all’utilizzo di ciò che si può utilizzare, nonostante le condizioni in cui lo introduciamo.”