Facciamo arte!
Ciao Francesca, per cominciare, visto che tu collabori con tante scuole, quale è il principale tratto distintivo che vedi in come “facciamo arte” al Pellicano?
Innanzitutto, al Pellicano arte si fa in compresenza, la specialista e la maestra di classe insieme: questa è un’occasione preziosa, alla quale negli anni abbiamo deciso di non rinunciare. L’insegnante può osservare i propri bambini agire coi materiali messi a disposizione e perdersi tra forme e colori, dentro ad un orizzonte di senso condiviso e chiaro. Si perché da noi arte è totalmente a supporto delle materie di apprendimento; a volte viene abbinata a contenuti cari alla classe, per fissarli nella memoria grazie all’elaborazione artistica, oppure affianchiamo le classi in alcuni passaggi della crescita particolarmente impegnativi, quindi con obiettivi educativi.
Il percorso di arte è diverso per ogni classe?
Sì, in ogni classe, anche della stessa annata il lavoro può cambiare significativamente; i maestri mi parlano dei bambini prima del mio intervento in classe, mi raccontano cosa stanno attraversando e cosa sta loro a cuore. Ci sono dettagli nei loro racconti che mi colpiscono, che ci fanno optare per una tecnica invece che un’altra ad esempio; per questo diciamo sempre che, in arte, al Pellicano non si segue un programma. Nel dialogo, durante la programmazione emerge un’ipotesi di lavoro, che per me è una domanda da verificare, con la quale entro nelle classi, la porto con me e mi guida negli imprevisti che incontriamo; l’arte percorre le strade dell’intuizione, senza conoscere già il risultato. Io faccio questo insieme a loro: percorriamo la strada scelta fino in fondo, “fino a che gli occhi e il cuore non sono contenti”.
E quest’anno cosa hai messo in cantiere nelle classi prime?
Con le prime abbiamo fatto un lavoro a gruppi, che sto modificando di anno in anno, ma che era nato dopo il look down, quando ci siamo accorti del bisogno dei nostri bambini di scoprirsi a vicenda, collaborare, guardarsi negli occhi, oltre che di mettere in moto tutto il corpo, per esplorare i movimenti in una spazialità non ben compresa, prima di contenere il gesto grafico nella scrittura. Sempre di più rileviamo difficoltà spaziali che rendono il gesto fluido del corsivo difficile da imparare.
Raccontaci un po’ come si svolge.
Quest’anno abbiamo accolto le prime con la lettura dell’albo illustrato “La chiocciolina e la balena”, questa storia ci ha fornito gli elementi perfetti per creare un grande quadro in ogni classe prima.
Innanzi tutto, abbiamo immaginato le onde, le abbiamo fatte con i gesti, a occhi chiusi, giocando coi movimenti di tutto il corpo, poi ho chiesto ai gruppi di 5 bambini di creare il mare. I bambini sono rimasti in relazione durante la pittura, pur restando in silenzio, perché per poter dipingere le onde in armonia, in ogni gruppo abbiamo scelto un capo delle onde, decidendo un bambino che avrebbe scelto l’andamento del suo mare, mentre gli altri avevano il compito di imitare il suo gesto, in un lavoro di gruppo non parlato ma agito sul foglio. Guidare e seguire, alla base di ogni relazione di dialogo.
In un secondo passaggio abbiamo popolato il mare con le chioccioline, come nell’albo illustrato. Per creare le chiocciole abbiamo di nuovo immaginato con gli occhi chiusi, giocando col corpo questa volta per terra, poi a coppie un bambino a ricreato la chiocciola e l’altro ha tracciato i contorni del suo corpo arrotolato. Dentro ai contorni così ottenuti abbiamo di nuovo condiviso la pittura, e ancora una volta, al terzo incontro, per dipingere la roccia, altro elemento suggerito dall’albo illustrato. Dipingere insieme ai compagni, sposta l’attenzione da sé, dagli stereotipi su cosa è bello e su cosa è fare arte, serve anche a comunicare ai bambini che incontro per la prima volta “fidati di me, che insieme facciamo una cosa che non ti aspetti”. Nel frattempo, io correggo l’impugnatura, alla ricerca di un gesto sempre più controllato ma fluido, propedeutico a quello richiesto dalla maestra di classe
Ed il risultato è stato bello?
Certo, è stato bello, e non solo: è simpatico, colorato e anche grandioso, come loro insomma, è l’immagine del gruppo classe che è comparsa sulla parete!
In generale che il risultato sia bello ci preoccupa poco perché succederà di sicuro! E non perché non si sbaglia mai, ma perché noi sappiamo che non ci si ferma fino a che gli occhi non sono contenti e il cuore si mette in pace. Ogni imprevisto nell’arte apre una nuova strada, non è mai la fine del lavoro, anzi, a volte ci sono errori preziosissimi, senza i quali non avremmo scoperto meravigliose novità; questo mi sta molto a cuore e lo introduco da subito, fin da piccolissimi, è come una promessa che sta dentro al nostro stare insieme: “cercheremo insieme qualcosa di bello anche in un grande caos”.
Gran parte del mio lavoro sta nell’essere coerente con la promessa di bellezza che il loro cuore porta, che li rende tutti artisti nati, portatori di personalità creative indiscutibili, insomma a mio parere non c’è predisposizione all’arte, perché tutti siamo dotati di mani e cuore, e mettendoli in moto qualcosa di buono verrà.
La creatività sarà una necessità che li accompagnerà tutta la vita; fare il proprio lavoro a regola d’arte, cercare la bellezza nel caos che la vita presenta (e quando si è grandi il foglio non si può stracciare), imparare a fare con quello che c’è a disposizione; oggi potrebbero essere delle mani poco abili, un domani chi lo sa! L’arte non è una faccenda per pochi dotati di talento: esercitare il processo artistico alla scuola primaria, quando l’identità dei nostri bambini sta nascendo, significa molto di più che imparare una tecnica o un'altra: è assolutamente per tutti!