Per crescere, sono necessari amici e adulti felici da seguire

Oggi è venuto a scuola Don Francesco. All’inizio ci ha mostrato alcune sue vecchie foto e subito sono nati fra noi misteriosi fili di conoscenze. Ognuno di noi ha scoperto che in quelle foto c’erano persone che conoscevamo!
“Lei ora è ostetrica!” - “Sì! Ha fatto nascere mio fratello!”
“E lui è il fratello della teacher!”
“E la tua maestra è la mia madrina!”
“Lui è Mattia. Ora è in paradiso... Mio babbo era suo amico!”
“Ma quella è tua zia!”
Poi Don Francesco ci ha raccontato la sua storia. Ci ha parlato delle persone che avevamo visto nelle foto: “Da allora le nostre vite sono cambiate, siamo diventati grandi. Ognuno di noi è diventato grande. Ma io volevo dare la mia vita per le cose grandi. Anzi, vi dirò proprio che la vita va data per le cose grandi. E a un certo punto Dio mi ha chiamato, mi ha invitato a darGli la mia vita perché tutte le persone del mondo potessero conoscerlo. E ho capito che era quella la ‘cosa grande’ che mi aspettava. Tanto che, pensate un po’, quando qualche anno fa mi chiesero se fossi disponibile ad andare dall’altra parte del mondo, io risposi subito di sì. Così andai in Cile, a ben 12000 km di distanza da qui.”
Con quelle parole ha subito catturato la nostra attenzione. Eravamo tutti curiosissimi di sapere come avesse fatto a partire. Il Cile è un posto lontanissimo!
“Mi chiedete come affrontare i cambiamenti. Innanzitutto, ricordatevi: il cambiamento fa crescere, è importante. Ognuno di noi è chiamato a vivere qualcosa di grande nella vita. E ricordatevi anche questo: per crescere sono necessarie due cose: ci saranno decisioni che piano piano inizierete a prendere anche voi, se avrete amici che vi accompagneranno lungo il cammino; poi dovrete capire meglio e seguire, seguite quelle persone che vedete felici: sono necessari amici e adulti felici da seguire”.
Come fare a crescere e a diventare adulti? E come fare se litighiamo con i nostri amici?
“Certo, lo capisco. Voi mi chiedete come potete superare un litigio con un vostro amico. Cosa vi aiuta nei litigi con un amico? Badate bene che l’amicizia è sempre più profonda e importante dei motivi del litigio, che a volte sono proprio piccoli. Se siete amici, se siete compagni di classe, è perché Dio l’ha voluto. Si chiama peccato, quello che ci rende tristi e ci allontana. C’è una parolina che dovete sempre tenere presente, anche quando il torto che subite vi sembra gigantesco: il perdono. Il perdono si può chiedere, accettare e, certo, anche rifiutare. Ma sappiate che non c’è nessun male che non possa essere perdonato. Chi ama di più perdona di più e si fa perdonare di più. E poi, in fondo, le amicizie sono fatte anche di litigi e di perdono. Quando ci arrabbiamo con qualcuno, in quel momento la rabbia è tutto per noi e ci lasciamo ‘telecomandare’ dai nostri istinti. Ma abbiamo una ragione, un intelletto, che è superiore a tutti i sentimenti che possiamo avere. Ad esempio: ieri ero troppo arrabbiato con te perché mi avevi appena rotto la mia penna preferita e quindi non ero capace di perdonarti. Ma oggi sì.”


Però come faccio quando mi arrabbio con qualcuno che non conosco bene?
“Ma noi non ci arrabbiamo con chi conosciamo poco. Noi ci arrabbiamo con i nostri amici più cari perché ci fa più male ricevere una ferita da chi amiamo di più. Ma perdonare è una possibilità per ricominciare. L’amicizia cresce anche con questo. La sincerità verso un amico deve andare assieme all’amore per lui: una cosa detta con rabbia è molto diversa dalla stessa cosa detta con amore. E poi, bisogna capire bene per cosa si litiga. È meglio non farlo e, se capita, bisogna perdonarsi. Ormai vi conoscete e sapete bene come far arrabbiare il vostro amico; perciò, chiediamo al buon Gesù di evitare le litigate inutili.”
Verso la fine dell’incontro gli abbiamo fatto un’ultima domanda: cosa l’ha spinto a diventare prete? Voleva diventare un prete anche da bambino?
“Mi chiedete se anche da bambino avevo il desiderio di diventare prete. No! Come moltissimi altri bambini il mio sogno era di fare il calciatore, e mi impegnavo pure! Giocavo seriamente, ma poi ho capito che non ero un fenomeno, non avevo il talento. Nella mia vita ho anche incontrato dei preti felici, ma non sono stati loro a spingermi su questa strada. La vocazione arriva quando è Dio a chiamarti e a farti capire che se Lo ascolti sei più felice. Poi, è chiaro, volevo diventare come i preti felici che avevo conosciuto, ma è stato Dio, nella preghiera, a darmi i suggerimenti per capire veramente cosa volesse da me.”

