Una maestra si racconta
Cosa vuol dire aver finito un percorso di cinque anni?
“Per capire cosa vuol dire “terminare” un percorso di cinque anni, bisogna capire cosa vuol dire “iniziare”. Iniziare con una classe, per me, vuol dire “trovarsi insieme, come un dono inaspettato”, pur provenendo da strade diverse, asili diversi, famiglie diverse, storie personali diverse e iniziare a stare insieme. Iniziare ad imparare qualcosa e quindi camminare, cadere, rialzarsi e perdonarsi tantissimo. Credo che perdonarsi sia l’azione più importante dello stare insieme. Non parlo solo del perdono che si devono dare reciprocamente i bambini quando litigano a ricreazione, parlo di un perdono quotidiano che dobbiamo imparare in primis noi adulti, perdonando noi stessi e i nostri errori, e poi chiedendo di perdonarci ai bambini, che sono capaci di ricominciare subito, ad ogni istante. Ogni volta che noi adulti facciamo un errore nei loro confronti dobbiamo essere pronti a riguardarli negli occhi e ricominciare. Questo permette di camminare anche davanti alle difficoltà.
Quando inizi la prima sai che li lascerai alla fine della quinta, ne sei consapevole; però quando si arriva a quel momento è sempre uno strappo. Più ci si è perdonati, più ci si è guardati, più ci si è voluti bene e più è difficile. Sono arrivati piccoli e dipendenti da tutto, dalla mamma, dalle maestre dell’asilo; insieme a te sono cresciuti, hanno iniziato a scoprire chi sono e imparato delle cose di sé che li aiutano nelle scelte quotidiane, le proprie passioni e i propri limiti. Questo li ha resi grandi, pronti ad andare alle medie. Vederli arrivare alla fine vuol dire stupirsi di come sono cresciuti, guardare cosa è accaduto in loro: è davvero bellissimo.
Sei certa che siano pronti?
L’ultimo giorno di scuola una bambina, sulla cui preparazione per affrontare le medie non ho mai avuto dubbi, mi ha chiesto a bruciapelo: “Perché non possiamo rimanere ancora tutti qua?”. Io guardandola dritta negli occhi le ho detto: “La vita è fatta per andare avanti”. Li ho accompagnati passo dopo passo ad andare avanti per cinque anni, per arrivare qui, fino ad accompagnarli in questo distacco, che per loro è fortissimo. Più è grande il salto, più io devo guardarli certa, certa che sono pronti per andare. Perché è il mio sguardo di certezza su di loro che li rende certi.
La cosa che ripetevano più di tutto negli ultimi tempi è stata: “abbiamo imparato che qualsiasi cosa ci succederà non saremo mai soli”. Ecco, hanno imparato con me l’italiano e la matematica, ma soprattutto hanno imparato questa certezza, che li rende forti per questo momento, capaci di affrontare la giornata scolastica anche lontano da questa scuola che per loro ormai è una grande casa e, sì, li rende pronti.
Secondo te, qual è la cosa imparata in questi 5 anni che più li aiuterà nel nuovo percorso che iniziano?
La scoperta del proprio limite, diverso per ciascuno, cioè la scoperta che tutti hanno bisogno di qualcosa.
Nelle tante ore di convivenza quotidiana abbiamo dovuto affrontare tante volte il limite di ciascuno; all’inizio i bambini non si accorgono nemmeno di averlo, di doverlo affrontare, vivono una frustrazione di “non riuscita”. E’ difficile far loro capire che il limite c’è in tutti, in tutti è diverso e non è un problema, anzi: la maestra è lì per aiutare ognuno, ognuno nel modo e nei tempi necessari per lui. Ai bambini sembrava una grande ingiustizia! Si arrabbiavano con i limiti propri e degli altri. Nel tempo, conoscendosi, hanno scoperto che oltre ai limiti ognuno di loro ha dei punti di forza, e che il punto di forza del loro amico poteva aiutare il loro limite. Così hanno imparato a non temere, a mettersi tutti in gioco senza paura con gli altri, a collaborare. E ad aspettare con fiducia i tempi dell’altro: questa è una cosa che con loro ho imparato anche io!
Maestra Mara